
I tre impulsi fondamentali presenti alla base della vita
Non si può pensare di avvicinarsi all’arte della cucina ayurvedica senza aver prima compreso a fondo i tre principali concetti filosofici su cui essa si fonda e che sono molto importanti, sia per la scelta degli alimenti, sia per l’atteggiamento mentale da adottare durante la preparazione dei cibi.
I tre guna sono: Sattva, Rajas e Tamas
Si tratta di impulsi naturali che contraddistinguono le caratteristiche spirituali dell’uomo e il modo in cui queste vengono influenzate da influssi esterni, originando diversi temperamenti: sono Sattva, Rajas e Tamas.
Il temperamento Sattva corrisponde al desiderio di evolvere e di esprimere le proprie potenzialità, sia spirituali sia fisiche. Sattva significa “purezza, virtù e sincerità” e conferisce tolleranza e generosità. L’essenza di una persona sattvica è caratterizzata da amore e sincerità; le sue azioni nascono da un atteggiamento interiore di pace, sicurezza e fiducia in sé stessi. Sattva è l’impulso spirituale che è in noi, che rende la vita bella, armoniosa, sana e felice. Nel sanscrito vedico “sat” significa “esistenza pura, sé assoluto”.
La sorgente di Sattva si trova all’origine dei pensieri, nel silenzio della pura coscienza, che migliaia di anni fa i “rishi” vedici, immersi in profonda meditazione, consideravano la verità ultima interiore, la regione del puro sapere. Questi veggenti riconobbero nel silenzio della consapevolezza interiore il sapere di tutte leggi naturali, la base delle scritture e delle dottrine vediche. Gli impulsi e le intenzioni mentali, che provengono da tale sorgente interiore, sono, secondo la scienza ayurvedica, in perfetta armonia con le leggi della natura e inducono comportamenti sani, a favore della vita.
Sattva è anche il principale e più sottile impulso della creatività e dell’azione creativa. Deriva dall’esperienza spontanea o meditativa della pura coscienza, che può essere stimolata tramite gli esercizi spirituali e la meditazione.
Tamas ha caratteristiche esattamente opposte a Sattva. Contraddistingue il desiderio di perseverare nell’errore o di retrocedere e porta con sé l’elemento dell’indolenza. Quando veniamo sopraffatti da Tamas, tendiamo a un’apatia spirituale e fisica. Restiamo vincolati ai modelli consueti, anche qualora sia meno gratificante che affrontare cambiamenti positivi.
Rajas, infine, rappresenta la via di mezzo. Mentre Sattva afferma e Tamas oppone un chiaro “no”, Rajas, in quanto stimolo ad agire, obbliga a scegliere tra gli impulsi, o desideri opposti, sattvici e tamasici. Un eccesso di Rajas produce tuttavia tensione e può manifestarsi con sbalzi d’umore, irritabilità o malumore.
In ognuno di noi i tre principi appena descritti possono coesistere. Sin dalle sue origini, però, il proposito principale dell’Ayurveda è sempre stato quello di favorire la liberazione della natura sattvica dell’uomo e di metterlo in comunicazione con la sorgente di un comportamento sano. Ed è proprio questo il fine di tutte le terapie prescritte dall’antica scienza ayurvedica, dei consigli circa il modo di comportarsi e di vivere e, soprattutto, delle indicazioni che fornisce per scegliere e preparare gli alimenti in grado di influenzare in maniera essenziale la nostra predisposizione spirituale.

Alimentazione sattvica
Si può definire sattvico ogni cibo preparato con ingredienti freschi, maturati naturalmente e provenienti da coltivazioni biologiche. In particolare sono alimenti sattvici il riso e altri cereali, come il farro e il frumento, le verdure fresche e in foglia, i fagioli e le lenticchie, le noci e le mandorle, la frutta matura e dolce, i succhi freschi, il latte, il ghi e il miele.
Dal punto di vista dell’azione svolta, il cibo sattvico è dolce, digeribile, leggero, oleoso, equilibrato in termini di principi nutritivi e privo di proteine animali. Comprende tutti e sei i gusti e favorisce lo sviluppo di qualità fisiche e spirituali sane. Accresce specificamente il senso di soddisfazione e l’equilibrio, conferisce calma interiore e sicurezza. Una buona alimentazione sattvica rinforza anche la voce, promuove l’autostima, incrementa la circolazione di ojas, il prodotto più raffinato della digestione, che nutre il corpo e la mente e dà energia.
Per stimolare le nostre qualità sattviche, gli alimenti utilizzati nella cucina ayurvedica devono essere freschi, privi di additivi chimici, conservanti o coloranti. La cosa migliore e che provengano da coltivazioni biologiche. Le farine integrali contengono tutte le informazioni e le sostanze nutritizie della pianta, perciò andrebbero utilizzate al posto delle farine bianche. Il riso semintegrale è preferibile a quello decorticato e sbiancato, perché possiede ancora l’involucro più interno, ricco in vitamine e minerali. Il riso integrale, invece, non essendo stato privato di alcun involucro, è difficile da digerire e può essere consumato solo da chi ha un fuoco digestivo molto forte.
Alimentazione rajasica
Tra gli alimenti rajasici figurano il porro, l’aglio, la cipolla, I’assafetida, I’aceto, il tofu, le arachidi, il pesce, i formaggi salati, il pollo, le conserve, i surgelati e il ketchup, nonché i conservanti. Consumati in quantità eccessive, questi cibi e sostanze possono creare squilibrio emotivo, sbalzi d’umore, irascibilità, irritabilità, invidia, stati di eccitazione psichica, gelosia e malessere. Per l’Ayurveda sono inoltre da considerarsi rajasici tutti gli alimenti troppo secchi, troppo caldi, troppo acidi o troppo salati e piccanti.
Alimentazione tamasica
Sono alimenti tamasici l’alcol, la carne, i salumi e il pesce consumati in grandi quantità, i funghi e il cioccolato. Caratteristiche tamasiche si ritrovano altresì nei cibi avariati, ammuffiti, riscaldati, insapori, troppo cotti e tenuti in caldo. Lo stesso vale per i piatti eccessivamente caldi o freddi, asciutti, pesanti, acidi o dolci in misura nociva. L’alimentazione tamasica impigrisce la mente e il corpo, rende insensibili e favorisce lo sviluppo di malattie gravi.
Da La cucina dell’Ayurveda, Ernst Schrott, Tecniche Nuove