
Una prospettiva unificata
Sempre più di frequente in questi giorni ci chiediamo: Dove ci porterà la scienza? È così affidabile? È così che voglio che la scienza sia? La spiritualità ha i suoi vantaggi, ma potrà mai diventare un aspetto “pratico” della nostra vita?
Una risposta che tenga conto dell’enorme complessità della questione non è facile, ma possiamo comunque osservare che ci sono due aspetti cui difficilmente vorremmo rinunciare: un sempre maggiore rigore scientifico, ma anche la possibilità di essere rappresentati da un disegno della vita che comprenda anche i nostri aspetti più sottili e profondi, i nostri sogni, il nostro naturale impulso a crescere in felicità ed armonia.
Sempre più di frequente nelle nostre scelte quotidiane non vogliamo rinunciare a nessuno di questi due aspetti.
Vorremmo una scienza che sappia diventare ancora più scientifica. E non vogliamo rinunciare a “sentirci” felici.
Sappiamo che essere felici è ciò che vogliamo, calcoli a parte, lo sappiamo e basta.
E se nella regione in cui “lo sappiamo a basta” ci fosse di più di un qualche vago “sentire”? Se avesse ragione la scienza più recente che parla di un mondo unificato da cui in ugual modo scaturiscono intelletto, senso dell’io, i valori più sottili ed indescrivibili dell’anima della felicità, dell’amore, della creatività?
Il futuro è scritto come lo scriviamo noi
Ognuno di noi vive la sua vita. Che la viva in “piccoli buchi spinosi” di incertezza ed infelicità o la viva con gli occhi aperti, la mente aperta, il cuore aperto, proiettato verso le mete più gloriose in ogni più piccolo istante è qualcosa che possiamo – davvero possiamo – scegliere. E lo facciamo, istante per istante.
Il nostro sistema nervoso continua a svilupparsi, a modificarsi, a cambiare, a produrre “modelli di comportamento”, sia che ci lasciamo andare a modelli di recriminazione e lamentele, sia che prendiamo la risoluzione di guardare solo a ciò che ci aiuta a crescere, a procedere verso quello che sentiamo essere “il nostro io migliore”.
E ad ogni istante con il nostro sviluppo, la nostra attenzione, scriviamo la meta che raggiungeremo domani

Che cos’è bene, che cos’è male?
Ci sentisse Platone, inorridirebbe. Secoli fa chiedeva a Fedro: “Che sia bene o che non lo sia, dovremmo forse chiederlo ad altri?”.
Eppure, guardiamoci! Il naso sui motori di ricerca a chiederci “è buono?”, “lo voglio? “lo faccio?”
Eppure – anche questo lo sappiamo e basta – dentro di noi dev’esserci la risposta. Come “esseri senzienti, coscienti” attingiamo a un database che nessun motore di ricerca è in grado di eguagliare.
Siamo noi che al mattino ci svegliamo, ci siamo noi. Abbiamo a disposizione tutto ciò che quel “noi” riesce a vedere, sentire, sapere. Niente di più, niente di meno.
Allora, accedere a quel “quadro comandi interiore”, è davvero la chiave per una giornata piena di possibilità.
Per delle giornate nel futuro più prossimo in cui non dovremo chiedere ad altri che cos’è bene, che cos’è male.